18 settembre 2007

per te che sai che è per te (cioè Francesca Bergami)

È stato, accadde, è vero.
Fu in un giorno, fu una datache segna il tempo al tempo.
Fu in luogo che io vedo.
I suoi piedi toccavano il suoloquesto stesso che noi tocchiamo.
Il suo vestito era simile ad altriche indossavano altre donne.
Il suo orologio sfogliava calendari,
senza scordare l'ora: come contano gli altri.

E quello che lei mi disse
fu in idioma del mondo,
con grammatica e storia.
Così vero che sembrava menzogna.

No.
Devo viverlo dentro,
me lo devo sognare.
Togliere il colore, il numero,
il respiro tutto fuoco,
con cui mi bruciò nel dirmelo.

Mutare tutto in forse,
in mero caso, sognandolo.
Così, quando vorrà smentire
ciò che mi disse allora,
non mi morderà il dolore
d'una felicità perduta
che io tenni tra le braccia,
come si tiene un corpo.

Crederò di aver sognato.
Che tutte quelle cose, così vere,
non ebbero corpo, ne' nome.
Che perdo un'ombra, un sogno ancora.

1 commento:

Anonimo ha detto...

la privacy...
questa sconusciuta!